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14 Ottobre 2023 alle 12:08 #15858
Un collega ci ha rivolto la seguente domanda:
“Sono stato nominato collaudatore di un’opera di miglioramento sismico di un capannone prefabbricato in zona sismica 3. Le opere consistono sostanzialmente in collegamenti in acciaio tra i vari elementi costruttivi. Le opere devono ancora iniziare.
Il progettista, ai fini della classificazione dell’intervento, indica come riferimento la classe EXC2, sulla base dei dati: Classe di Conseguenze CC2; Categoria di Servizio SC1; Categoria di produzione PC2..
A me però sorge un dubbio sulla categoria di servizio SC1 (la cui scelta è determinante a tale scopo): la zona sismica 3 (nel caso specifico ag/g=0.1381 allo SLV) può effettivamente essere considerata ai sensi della normativa europea “zona a bassa sismicità”? In rete non ho trovato riferimenti al riguardo. Perché se non è così si passa subito in EXC3…..” -
14 Ottobre 2023 alle 12:12 #15859
Caro collega,
Temo di non saperti dare una risposta chiara e definitiva a riguardo del tuo quesito.
Sulla definizione delle “zone a bassa sismicità” in rete ho trovato questa definizione:
Ma oltre a ciò, c’è da dire che la definizione di SC1 e SC2 nella EN 1090-2:2011 non è molto chiara:
Ma se io avessi strutture con connessioni progettate per bassa duttilità in zone sismiche a media o alta sismicità, in quale delle due categorie rientrerei? Non è chiaro, da come sono definite.
Se si va alla EN 1090-2:2018, le regole per la definizione delle classi di esecuzione sono state eliminate e sostituite da una tabellina posta nell’Eurocodice 3 aggiornato al 2014 (EN 1993-1-1:2005/A1:2014, Appendice C, tabella C.1):
Come si vede, la differenziazione è qui tra classe di duttilità sismica bassa e classi di duttilità sismica media o alta, senza riferimento alcuno al livello di sismicità. Il che mi sembra che abbia una sua logica: se progetto in duttilità bassa, anche in zona sismica piuttosto elevata, progetto in campo elastico senza dissipazione, quindi anche le connessioni rimangono in campo elastico e quindi le connessioni (materiale, saldature, bullonature, etc.) non si snervano e non rischiano fenomeni di fatica oligociclica, quella tipica dei sismi (pochi cicli ma a delta-sforzo altissimo). Se invece sfrutto la duttilità, allora ho il rischio della fatica oligociclica e quindi devo avere più attenzione nel realizzare le mie strutture, in particolare le connessioni, e quindi le metterò in EXC3 invece che in EXC2.
Sostanzialmente si passa dalla EXC2 alla EXC3 quando c’è rischio di fatica, che sia la fatica a basso delta-sforzo ma con milioni di cicli, o la fatica con pochi cicli ma a delta-sforzo altissimo.
Ci si può domandare: posso allora usare la classificazione coerente con la EN 1090-2:2018 oppure devo usare quella della EN 1090-2:2011? Stando alle NTC2018, le strutture vanno realizzate seguendo la EN 1090-2:2011 (hanno indicato l’edizione), e quindi dovremmo usare la prima tabella. Ma qui siamo nel campo degli avvocati…
Quindi in conclusione: una risposta definitiva non mi sembra esserci, però le ambiguità delle definizione della tabellina del 2011 sono state superate, indicando che il problema è la presenza o meno della fatica e non il livello di accelerazione, anche se le NTC2018 ci spingono ad usare la tabellina del 2011. Quindi, se la struttura che devi collaudare è progettata per restare sempre in campo elastico, a mio avviso la EXC2 è giustificata Se avessero invece progettato con criteri dissipativi (quindi con un q maggiore di 1- 1,5) bisognerebbe adottare la EXC3. Ma, ti ripeto, è una mia interpretazione di una prescrizione poco chiara, nei fatti però superata dalla nuova versione.
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