Lorenzo Raffaele, Luca Bruno, Elisabetta Colucci
Dipartimento di Architettura e Design, Politecnico di Torino, Gruppo di ricerca e sviluppo GeoWindy, Torino, Italia

Le costruzioni metalliche sono notoriamente tra le più sensibili all’azione del vento, a causa della loro elevata snellezza e leggerezza, e del ridotto smorzamento strutturale. Nel 1991 G. Ballio, S. Lagomarsino, G. Piccardo e G. Solari pubblicarono su Costruzioni Metalliche i criteri, la metodologia e i risultati della mappatura dei venti estremi italiani, ottenuta sulla base delle misure in stazioni anemometriche al suolo distribuite sul territorio nazionale. La traduzione normativa di quel lavoro innovativo ha avuto un impatto straordinario sul progetto di strutture al vento, diventando patrimonio culturale comune degli ingegneri e architetti italiani ed europei. A più di trent’anni di distanza, nuovi metodi e basi dati computazionali e satellitari offrono la possibilità di riconsiderare la mappa dei venti correnti ed estremi italiani, nella prospettiva di raffinare la modellazione dai venti sinottici sin qui considerati con scale spaziali di centinaia di km a quelli alla mesoscala fino a scale spaziali di 2 km. Questo articolo ha l’obiettivo di formalizzare, implementare, discutere criticamente e verificare questa prospettiva. I risultati ottenuti permettono di offrire al progettista un approccio innovativo, e uno strumento di semplice utilizzo, consistente e uniformemente esteso a tutto il territorio nazionale.

CONTESTO E OBIETTIVO DELLO STUDIO
Le strutture metalliche sono note per essere particolarmente sensibili all’azione del vento, a causa della loro elevata snellezza, leggerezza e ridotto smorzamento strutturale. I carichi di progetto indotti dal vento dipendono dal quadrato della velocità del vento: stabilire quest’ultima è determinante per valutarli adeguatamente.
Nel 1991, G. Ballio, S. Lagomarsino, G. Piccardo e G. Solari pubblicarono su Costruzioni Metalliche [1][2] i criteri, il metodo e i risultati della mappatura dei venti estremi italiani, in accordo con i principi fondamentali delineati nei primi anni Sessanta da uno dei padri fondatori dell’Ingegneria del Vento, A.G. Davenport [3]. L’approccio a due fasi ‘map-and-return’, definitivamente stabilito da Ballio et al. in [4], è schematizzato in figura 1a. La fase di mappatura ‘map’ consiste nell’acquisizione della velocità del vento v media su 10 minuti misurata presso stazioni anemometriche locali […]

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