Leonardo Bandini(1), Benedetto Cordova(2), Francesco Mutignani(2), Enrico Tomasi(3)
(1) CSi Italia S.r.l | (2) Cultore della materia | (3) Director – Walder Sharp (UK)
In questa seconda parte dell’articolo (la prima parte è stata pubblicata sul n. 6/2022 della rivista) si affronta, come nella prima, il dimensionamento delle connessioni trave-colonna, caratteristiche dei telai a momento, limitatamente a quelle con flangia bullonata estesa, in telai che non sono dimensionati con i criteri del “Capacity Design” o Gerarchia delle Resistenze. Però, mentre nella prima parte si faceva riferimento al “Metodo per Componenti”, qui si tratta dei metodi ad Elementi Finiti (FEM) che stanno prendendo sempre più piede e che sono ormai abbastanza diffusi tra i progettisti.
1 – Introduzione
Come preannunciato nella prima parte dell’articolo [5], le procedure di calcolo tradizionali usate (ormai) decenni fa, si basavano prevalentemente sull’ipotesi di flangia infinitamente rigida e conseguente distribuzione lineare degli sforzi che in trazione sono sostenuti dai bulloni e in compressione dalla parte compressa della flangia, assimilandone il comportamento a quello di una sezione in c.a. Oppure, in alternativa, si considerava sempre la flangia infinitamente rigida, quindi sempre con distribuzione lineare degli sforzi nei bulloni, ma si ipotizzava che le compressioni si concentrassero in un unico punto, cioè in corrispondenza della flangia compressa della trave.
Questi metodi di calcolo avevano il pregio di condurre a calcolazioni abbastanza semplici che si potevano svolgere a mano, in un’epoca nella quale i programmi di calcolo non erano ancora molto diffusi. Alcuni Autori avevano anche proposto utili tabellazioni [1] [2]. Ma c’era anche un rovescio della medaglia: avere flange rigide e quindi molto spesse rende più probabili meccanismi di rottura del bullone in trazione, piuttosto che meccanismi di plasticizzazione della flangia in flessione, il che implica un comportamento non duttile, e quindi fragile, della connessione, cosa da evitare in ogni caso.
Sono sorti allora dei correttivi, sia a livello normativo che di procedure di calcolo, per poter tenere conto, in modo semplice, di piastre flessibili e quindi tendenzialmente duttili. L’ipotesi della flangia duttile, e quindi flessibile, era certamente la strada da seguire, ma si richiedeva la messa a punto di procedure di calcolo molto più complesse.[…]
Leggi l’articolo completo su Costruzioni Metalliche n. 4/2023.