“Stand on…”, ovvero “Continua pure a reggerti…”, che reca come sottotitolo “An Ode to Steel”, è un componimento letterario e musicale che intende celebrare le virtù dell’acciaio nonché rendere omaggio ad un grande Maestro della Costruzione Metallica, Federico M. Mazzolani.
Ideata da Alberto Mandara, uno degli allievi di Mazzolani, l’Ode all’Acciaio si presenta come un inno accorato e vibrante, dedicato a uno dei materiali più emblematici della storia umana sin dai tempi dell’antichità. L’opera è pensata anche per essere messa in musica, con una struttura divisa in tre parti, che alternano momenti evocativi, meditativi e, al termine delle due strofe principali, gioiosamente inneggianti. L’ascoltatore viene così accompagnato dalla musica in un viaggio attraverso le innumerevoli applicazioni dell’acciaio, considerate come esempio di crescita e di progresso pacifico dell’umanità.
L’Ode si apre con l’immagine di un materiale portato in dono agli esseri umani dagli spazi siderali e prosegue con la metafora di un animo fedele forgiato nel bagliore da cui nasce ogni manufatto metallico. Nel testo si coglie l’essenza dell’acciaio stesso, non solo come semplice sostanza, ma come simbolo di modernità e progresso. L’acciaio, lungi dal limitarsi ad essere un normale materiale per la costruzione di manufatti, appare personificato e si presenta come premio per l’ingegno e l’abilità dell’uomo. Esso diventa ambita ricompensa alla fatica umana, ma anche un richiamo a riconoscere la bellezza e la sacralità insite nel lavoro e nella capacità di trasformare la materia. In questo, non mancano i contrasti: l’acciaio è al contempo forte, instancabile, ma anche leggero; placido e calmo, ma altresì fermo e tenace. L’acciaio è vigoroso, ma al tempo stesso leale e protettivo, si piega senza mai venir meno, al punto di meritare fiducia fino in fondo. Dualismi che riflettono la complessità del mondo reale e del vivere umano, rendendo il componimento non solo un tributo al metallo, ma anche una meditazione sulle sfide e le conquiste dell’umanità. “Ductilitas suprema virtus”, è la scritta che campeggia sullo stemma che accompagna l’Ode. Una massima che prende in prestito una delle prerogative dell’acciaio per esprimere una ben precisa filosofia di vita.
L’opera si chiude con un auspicio, una sorta di preghiera laica, “Possa la tua forza non svanire mai”, riflettendo in tal modo il sentimento di chiunque abbia riposto fiducia in qualcosa o qualcuno. Proprio come farebbe, nel suo intimo, un ingegnere o un architetto dopo aver progettato e costruito la sua opera. In questo senso, l’Ode all’Acciaio vuole essere l’espressione del sentire collettivo di una intera comunità di tecnici, che con il loro ingegno e la loro dedizione hanno creduto in questo materiale e nelle sue qualità.